Cristaldi, Franco
Storia
Franco Cristaldi nasce a Torino il 3 ottobre 1924. Si iscrive alla facoltà di medicina dell'università di Padova, ma interrompe gli studi per unirsi alle brigate partigiane. Giunto nella Roma liberata Cristaldi ha occasione di assistere lavorazione del film Roma città aperta di Roberto Rossellini e di frequentare il mondo del...
Franco Cristaldi nasce a Torino il 3 ottobre 1924. Si iscrive alla facoltà di medicina dell'università di Padova, ma interrompe gli studi per unirsi alle brigate partigiane. Giunto nella Roma liberata Cristaldi ha occasione di assistere lavorazione del film Roma città aperta di Roberto Rossellini e di frequentare il mondo del cinema. Questa esperienza lo segnerà profondamente e tornato a Torino decide di fondare nel 1946 la sua prima società di produzione: la Vides srl. La Vides costituita insieme al socio Vittorio De Santis grazie ad un prestito di 50.000 lire inizialmente produce solo documentari, cinegiornali e pubblicità. Dal 1946 al 1954 la società realizza centinaia di servizi d'attualità in Piemonte e Liguria per il cinegiornale La Settimana Incom, fra cui il reportage sulla sciagura aerea di Superga del 1949, nella quale trovò la morte l'intera squadra di calcio del Torino. Nei medesimi anni Cristaldi abbandonato il corso di studi in medicina consegue la laurea in giurisprudenza. In qualità di produttore, Cristaldi si circonda di autori di qualità, con i quali condivide l'impostazione intellettuale e ideologica, come lo scrittore Corrado Alvaro e il regista Piero Nelli. La bocciatura del documentario I mutilatini di Piero Nelli da parte della Commissione incaricata di esaminare i cortometraggi per giudicare la loro ammissibilità ai benefici di legge, lo induce ad una scelta. L'approvazione da parte della stessa commissione di un documentario sullo stesso argomento più in linea con l'ideologia cattolica del partito di governo unitamente alle difficoltà incontrate in questa e in altre occasioni lo spingono a cimentarsi in un lungometraggio di finzione, con maggiori possibilità di sfruttamento. Alla svolta della Vides in direzione della produzione cinematografica, decisa nel 1953, non partecipa Vittorio De Santis, che preferisce ritirarsi dalla società.
Infatti le due leggi cinematografiche del 1947 e del 1949 regolano il sostegno al cinema nazionale attraverso meccanismi economici e di programmazione che costituiscono, allo stesso tempo, una forma di controllo per la produzione. Per accedere ai contributi percentuali agli incassi e alla programmazione obbligatoria, tutti i lungometraggi e i cortometraggi dovono passare al vaglio di una commissione governativa che deve attestare la presenza di sufficienti requisiti tecnici e artistici, ma che in realtà è in grado di esercitare su di essi una forma di censura, bocciando il film o negando una parte delle provvidenze. I cortometraggi giudicati idonei hanno diritto a un contributo pari al 3% dell'introito lordo degli spettacoli nei quali il film era stato proiettato per un periodo di tre anni, contributo aumentato al 5% nel caso di film di eccezionale valore tecnico e artistico. La concessione dei benefici di legge e l'abbinamento con un film di successo, sono dunque determinanti per i risultati economici dello sfruttamento in sala dei cortometraggi.
La pattuglia sperduta (Vecchio regno), del 1953, è il primo lungometraggio prodotto da Cristaldi, nato da un'idea di Piero Nelli e dello scrittore e saggista Oscar Navarro. Il film è concepito come un progetto a basso costo, in cui ognuno ricopre più ruoli per ottimizzare al massimo le risorse: Navarro è anche attore, mentre i costumi sono a cura della moglie di Cristaldi, Carla Simonetti, sposata il 19 maggio 1951. Il film rivisita il Risorgimento con stile neorealista, raccontando la storia di una pattuglia dell'esercito piemontese abbandonata in territorio nemico, come fosse un episodio della Resistenza. Cristaldi ha previsto una spesa di 15 milioni, molto bassa rispetto al costo medio di un film, che l'ANICA (Associazione nazionale industrie cinematografiche ed affini) valuta in quegli anni intorno ai 120 milioni. Ne costa invece 17, e Cristaldi lo giudica un fallimento, perché fin dall'inizio della sua professione considera un imperativo il rispetto del budget e dei tempi di lavorazione. Il film è un disastro economico anche perché giunge fuori tempo rispetto al periodo d'oro del neorealismo. Nonostante l'insuccesso, però, La pattuglia sperduta attira l'attenzione di Riccardo Gualino e di Guido Gatti, rispettivamente presidente e amministratore delegato della casa di produzione e di distribuzione Lux Film, che notano la colonna sonora firmata dal maestro Goffredo Petrassi. A Gatti, musicologo, non sfugge l'importanza dell'operazione e l'abilità dimostrata da un produttore alle prime armi nel convincere una personalità di solito restia a lavorare per il cinema.
Il contatto fra la Vides e la Lux che si stabilisce in seguito a quest'episodio, porta ad una lunga collaborazione fra le due società, fino alla chiusura della casa di Gualino, nel 1964. L'attenzione alla qualità in tutti i dettagli della creazione cinematografica e il controllo ferreo delle spese, sono caratteristiche comuni a Cristaldi e a Gualino. Le due società cominciano a collaborare a partire dal 1957, soprattutto con accordi di distribuzione che prevedono, da parte della Lux, la concessione di un minimo garantito. Tra i film prodotti e distribuiti insieme, alcuni, come Divorzio all'italiana (Pietro Germi, 1961), sono combinazioni a tre con la Galatea spa di Nello Santi, che entra in coproduzione con gli anticipi sulle vendite estere.
Nel 1953-54 Cristaldi trasferisce la società a Roma, trasformandola in spa. Nel dare inizio a questa nuova fase, riceve l'aiuto economico di alcuni esponenti della famiglia Marzotto: i fratelli Vittorio, Umberto e Giannino Marzotto sono legati a Cristaldi non solo da una lontana parentela, ma da un'amicizia iniziata durante la guerra, quando la famiglia Cristaldi era sfollata nei pressi di Valdagno. Giannino Marzotto rende materialmente possibile l'avvio dell'attività di Cristaldi come produttore cinematografico, intercedendo presso Costantino Tessarolo dell'Italcasse per far avere prestiti alla Vides dietro sue fideiussioni. Il ruolo di Marzotto resta essenziale per alcuni anni, come testimonia la presenza, nella Vides, di un dirigente della Marzotto, Giuliano De Ferrari, con il mandato di supervisionare gli affari della società per conto del principale garante e finanziatore.
Un anno dopo La pattuglia sperduta la Vides produce due film, Camilla (Luciano Emmer, 1954) e Il seduttore (Franco Rossi, 1954), che rappresentano due modelli della politica produttiva di Cristaldi: la coproduzione internazionale, in particolare italo-francese, e la commedia brillante di largo consumo, che con i suoi incassi permetteva di ammortizzare le perdite o il più lento recupero dei capitali impiegati nei film meno commerciali. Il successo de Il seduttore (oltre 300 milioni d'incasso in quattro anni) e di Un eroe dei nostri tempi (Mario Monicelli, 1955), sancisce l'affermazione della Vides nel panorama delle case di produzione italiane.
Nel 1955 al festival di Venezia Cristaldi conosce Pietro Notarianni, direttore di produzione già affermato, che subito dopo comincia a lavorare alla Vides. Notarianni introduce Cristaldi nell'ambiente del cinema romano, al quale il produttore torinese è ancora sostanzialmente estraneo: gli presenta allora Luchino Visconti, con il quale Cristaldi sperimenta per la prima volta una formula produttiva originale, la cosiddetta «caratura», che prevede la partecipazione degli autori alla proprietà del film. Per Le notti bianche (Luchino Visconti, 1957) Cristaldi costituisce una società apposita, la Ci.As. (Cinematografica Associati con un capitale sociale di 400.000 lire), insieme a Visconti e alla sceneggiatrice del film Suso Cecchi D'Amico. Lo scopo di Cristaldi è quello di responsabilizzare gli autori dal punto di vista economico, coinvolgendoli direttamente nel controllo dei costi. Le notti bianche fu l'unico film di Visconti che abbia mai rispettato tempi di lavorazione e preventivo.
La formula viene ripetuta nel 1972 per Amarcord di Federico Fellini, con il quale Cristaldi forma la F.C. Produzioni srl (con un capitale sociale di 900.000 lire). Pur opponendosi alla realizzazione di alcune sequenze molto costose, Cristaldi non riusce in questo caso a raggiungere l'obiettivo del contenimento dei costi. Il film ha però un tale successo in tutto il mondo che alla fine si rivela un ottimo affare (5.600.000 spettatori sul solo mercato cinematografico italiano, dove raggiungere il milione rappresentava già un ottimo risultato). Amarcord fu anche uno dei tre film Vides premiati con l'Oscar, insieme a Divorzio all'italiana nel 1962 e Nuovo Cinema Paradiso (Giuseppe Tornatore, 1988) nel 1990.
Dopo Amarcord Cristaldi non vuole ripetere l'esperienza di costituire formalmente società con autori, ma accetta o sollecita in più occasioni la loro partecipazione alla proprietà del film.
La propensione di Cristaldi per il sistema della «caratura» rivela due aspetti complementari del suo modo di produzione: la fiducia nella creatività degli autori e il modello di organizzazione all'americana. L'idea dell'impresa cinematografica per Cristaldi è quella di una struttura agile ma di solide basi, con un parco di collaboratori fissi e una continua ricerca di forze nuove. La Vides mette sotto contratto artisti e tecnici e investe sui propri attori per farne dei divi, come uno studio hollywoodiano.
Dall'inizio alla metà degli anni Sessanta la Vides cura la realizzazione di una scuola di attori - unica nel suo genere in Europa - in cui gli artisti giovani e promettenti, scelti dopo una serie di provini, imparano a recitare lavorando sul set e ricevendo, nello stesso tempo, lezioni di dizione, trucco e ginnastica. Fra gli attori scoperti da Cristaldi e divenuti simbolo della produzione Vides vi sono, tra gli altri, Renato Salvatori, Giuliano Gemma, Tomas Milian, Rosanna Schiaffino e Claudia Cardinale, lanciata giovanissima ne I soliti ignoti (Mario Monicelli, 1958). La stessa Cardinale diventa la seconda moglie di Cristaldi nel 1967, dopo che il produttore ha ottenuto l'annullamento del precedente matrimonio (con la prima moglie ebbe nel 1956 l'unico figlio, Massimo).
La «politica degli esordi» praticata dalla Vides non riguarda solo gli attori, ma anche i registi. Cristaldi fa debuttare, fra gli altri, Francesco Rosi, Elio Petri, Duccio Tessari, Maurizio Nichetti. Con i suoi autori progetta e realizza film innovativi nel linguaggio e nei contenuti, come Omicron (1963) di Ugo Gregoretti, o di taglio storico-politico, come Salvatore Giuliano (1962) e Il caso Mattei (1972) di Rosi. Nonostante siano considerati a volte «difficili», i film Vides hanno un marchio di qualità che li rende economicamente redditizi sul lungo periodo, perché grazie ai premi vinti ai maggiori festival internazionali, vengono facilmente venduti in tutto il mondo.
Nel 1959 la Vides spa muta ragione sociale in Vides Cinematografica di Franco Cristaldi sas, con un aumento di capitale da 10 a 50 milioni di lire. La forma societaria scelta da Cristaldi (società in accomandita semplice) è rarissima nel panorama delle case di produzione italiane. La maggior parte di queste sono srl dalla vita effimera, costituite con un bassissimo capitale sociale per tentare la fortuna su un progetto ed eventualmente sciogliersi in caso di fallimento. Molte di queste società sono prive di un solido progetto imprenditoriale e spesso esauriscono la loro vita nella produzione di un solo film. L'attività di Cristaldi appare invece una delle più solide e continuative in tutta la storia del cinema italiano ed è impostata su un forte impegno finanziario, sottoscritto con una formula che implica l'illimitata responsabilità personale e il totale controllo personale, negli anni produttivamente più importanti per la Vides.
Nel 1962 Cristaldi acquista alcuni terreni nella zona di Prima Porta, sui quali comincia l'edificazione degli studi di posa Vides. La costruzione dei due teatri e l'acquisto delle attrezzature tecniche rispondevano al criterio dell'organizzazione da «studio» privilegiato da Cristaldi, che poté così realizzare economie di scala su tutta la sua produzione. Nel 1966 entra alla Vides Fernando Ghia e vi lavora come produttore esecutivo fino al 1970. Insieme a Notarianni e al capo ufficio stampa Fabio Rinaudo, forma la squadra dei più stretti collaboratori di Cristaldi.
La divisione di ruoli prevede che Notarianni si occupi delle produzioni italiane di taglio più artistico, mentre Ghia delle strategie internazionali. Grazie alla conoscenza di attori inglesi e americani, acquisita con il suo lavoro di agente, questi riesce a coinvolgere nelle produzioni Vides artisti e sceneggiatori di grande fama, facilitando in questo modo le vendite all'estero. Attraverso l'organizzazione di Ghia, Cristaldi riusce a realizzare nel 1969 la prima coproduzione italo-sovietica, La tenda rossa (Michail K. Kalatozov). Il film è un kolossal da sessanta settimane di lavorazione e un miliardo di costo (contro i 300 milioni in media di un film italiano di questi anni), ma grazie alla sua qualità spettacolare e alla presenza nel cast di Sean Connery, Peter Finch e Claudia Cardinale, viene venduto alla Paramount per circa 2 milioni e mezzo di dollari. La tenda rossa raggiunge circa i 3.000.000 di spettatori sul mercato nazionale, per un incasso di circa 1 miliardo di lire. Con Fernando Ghia e lo sceneggiatore e autore teatrale Robert Bolt, nel 1975 Cristaldi costituisce a Los Angeles la Filmit inc., con lo scopo di produrre film negli Stati Uniti. La Filmit, diretta da Ghia, conclude vari accordi con società americane per lo sviluppo dei soggetti, ma non riusce a realizzare nessun film per mancanza di finanziamenti adeguati. Nel 1979 Cristaldi esce dalla società, che rimane ancora attiva fino al 1983.
Nel 1974, in coincidenza con la trasformazione della Vides Cinematografica di Franco Cristaldi sas in Vides Cinematografica spa, la casa di produzione si trasferisce da piazza Pitagora, dove era stata fin dal 1954, alla sede degli studi di posa. La nuova società nasce dalla fusione fra la Vides Cinematografica sas con la società immobiliare La Giustiniana spa, rappresentata da Giuliano De Ferrari. Il capitale sociale risultante dalla fusione è di 600 milioni, aumentato nel 1979 a 2 miliardi 400 milioni e nel 1986 a 3 miliardi 500 milioni. Alla Vides lavora un organico fisso di circa venticinque persone, a cui si aggiungono i collaboratori assunti di volta in volta per le varie produzioni. I film prodotti dalla società sono in media tre/cinque l'anno.
Sempre nel 1974 Cristaldi viene eletto presidente della FIAPF (Federazione internazionale associazioni produttori film), dopo aver ricoperto per sette anni la presidenza dell'Unione nazionale produttori film all'interno dell'ANICA. Cristaldi sarà riconfermato presidente della FIAPF per otto volte, fino al 1990, occupandosi, in questa veste, della creazione di un Pubblico registro audiovisivo internazionale per la protezione del diritto d'autore. Grazie al suo impegno, sarà adottato un trattato internazionale per il riconoscimento giuridico delle opere nei vari paesi.
Il prestigio internazionale di Cristaldi negli anni Ottanta è ormai consolidato, tanto che il suo nome è una garanzia per concludere accordi su film importanti quali Il nome della rosa (Jean-Jacques Annaud, 1986), coproduzione italo-franco-tedesca di grande successo. Il nome di Cristaldi serve anche a salvare una grossa produzione Rai, il Marco Polo di Giuliano Montaldo (1982), bloccata per precedenti errori di gestione. Cristaldi viene chiamato dalla Rai quando i finanziatori americani della Procter & Gamble minacciano di ritirarsi, e riesce a portare a termine l'operazione realizzando cinque delle otto puntate progettate.
Con la Rai Cristaldi sviluppa anche rapporti di coproduzione e vendita. A partire dal 1972, poco prima del boom delle televisioni private e il conseguente scatenarsi della concorrenza fra le reti, Cristaldi inizia a rilevare i diritti dei suoi film dalle società che ne detenevano una quota in quanto coproduttrici, in particolare la Lux. Diviene così proprietario esclusivo di un archivio che in breve tempo si trasforma in un prezioso patrimonio grazie alle nuove possibilità di sfruttamento dei film che si aprono, dalla fine degli anni Settanta: vendite di pacchetti alle reti tv, prevendita dei diritti d'antenna e distribuzione home video. L'acquisto dei film e degli archivi Lux, che Cristaldi inizia a trattare durante gli ultimi anni della sua vita, è stato completato nel 1996 dagli eredi della CristaldiFilm, il figlio Massimo e la terza moglie Zeudi Araya, sposata nel 1983.
Nel 1980 Cristaldi costituisce la CristaldiFilm srl (con un capitale sociale di 1.380.000.000 di lire), che prosegue le attività della Vides Cinematografica. La società, che dalla fine degli anni Ottanta aveva sede in via Mangili a Roma, diviene operativa solo nel 1986, cogliendo in pochi anni due grandi successi, Il nome della rosa (4.180.000 spettatori sul mercato nazionale per 21 miliardi di incasso) e Nuovo Cinema Paradiso (1.545.000 spettatori per 9 miliardi e mezzo di incassi), entrambi coprodotti insieme alla Rai e alla società francese più volte partner di Cristaldi, Les Films Ariane di Alexandre Mnouchkine.
Il risultato appare clamoroso, considerando che questi sono anni di grande crisi per il cinema italiano e che gli spettatori cinematografici totali erano in netto calo (da 124 milioni nel 1986 a 93 milioni nel 1988). Dal 1985 al 1990 la produzione nazionale perdeva, sugli incassi totali dell'intero mercato cinematografico, una quota pari a 12 punti percentuali (dal 31% al 19%) e calava anche numericamente, raggiungendo uno dei minimi storici nel 1985, con soli 80 film prodotti (erano 160 nel 1980).
Alla sua prima uscita in versione integrale (160 minuti), Nuovo Cinema Paradiso viene ignorato dal pubblico. Cristaldi cerca allora di rilanciarlo in una versione più breve, imponendo dei tagli per snellire il racconto. In questa nuova veste il film vince il Gran Premio Speciale della giuria a Cannes e poi l'Oscar.
L'episodio è esemplare della determinazione con cui Cristaldi difende i film in cui crede, cercando nello stesso tempo di mediare fra le esigenze dell'autore, quelle della produzione e quelle del pubblico. Il suo metodo di produzione aspira a unire la politica del «prototipo» d'autore con la pianificazione industriale, la qualità e la commerciabilità. Il suo motto preferito, che ne riassume tutta l'attività è: «non dobbiamo produrre quello che si può vendere, ma vendere quello che si vuol produrre». Innumerevoli sono i premi vinti durante tutta la sua carriera, il cui valore era riconosciuto già nel 1965, con l'assegnazione del Nastro d'argento al complesso della sua produzione. Cristaldi muore a Montecarlo il 1° luglio 1992.
Infatti le due leggi cinematografiche del 1947 e del 1949 regolano il sostegno al cinema nazionale attraverso meccanismi economici e di programmazione che costituiscono, allo stesso tempo, una forma di controllo per la produzione. Per accedere ai contributi percentuali agli incassi e alla programmazione obbligatoria, tutti i lungometraggi e i cortometraggi dovono passare al vaglio di una commissione governativa che deve attestare la presenza di sufficienti requisiti tecnici e artistici, ma che in realtà è in grado di esercitare su di essi una forma di censura, bocciando il film o negando una parte delle provvidenze. I cortometraggi giudicati idonei hanno diritto a un contributo pari al 3% dell'introito lordo degli spettacoli nei quali il film era stato proiettato per un periodo di tre anni, contributo aumentato al 5% nel caso di film di eccezionale valore tecnico e artistico. La concessione dei benefici di legge e l'abbinamento con un film di successo, sono dunque determinanti per i risultati economici dello sfruttamento in sala dei cortometraggi.
La pattuglia sperduta (Vecchio regno), del 1953, è il primo lungometraggio prodotto da Cristaldi, nato da un'idea di Piero Nelli e dello scrittore e saggista Oscar Navarro. Il film è concepito come un progetto a basso costo, in cui ognuno ricopre più ruoli per ottimizzare al massimo le risorse: Navarro è anche attore, mentre i costumi sono a cura della moglie di Cristaldi, Carla Simonetti, sposata il 19 maggio 1951. Il film rivisita il Risorgimento con stile neorealista, raccontando la storia di una pattuglia dell'esercito piemontese abbandonata in territorio nemico, come fosse un episodio della Resistenza. Cristaldi ha previsto una spesa di 15 milioni, molto bassa rispetto al costo medio di un film, che l'ANICA (Associazione nazionale industrie cinematografiche ed affini) valuta in quegli anni intorno ai 120 milioni. Ne costa invece 17, e Cristaldi lo giudica un fallimento, perché fin dall'inizio della sua professione considera un imperativo il rispetto del budget e dei tempi di lavorazione. Il film è un disastro economico anche perché giunge fuori tempo rispetto al periodo d'oro del neorealismo. Nonostante l'insuccesso, però, La pattuglia sperduta attira l'attenzione di Riccardo Gualino e di Guido Gatti, rispettivamente presidente e amministratore delegato della casa di produzione e di distribuzione Lux Film, che notano la colonna sonora firmata dal maestro Goffredo Petrassi. A Gatti, musicologo, non sfugge l'importanza dell'operazione e l'abilità dimostrata da un produttore alle prime armi nel convincere una personalità di solito restia a lavorare per il cinema.
Il contatto fra la Vides e la Lux che si stabilisce in seguito a quest'episodio, porta ad una lunga collaborazione fra le due società, fino alla chiusura della casa di Gualino, nel 1964. L'attenzione alla qualità in tutti i dettagli della creazione cinematografica e il controllo ferreo delle spese, sono caratteristiche comuni a Cristaldi e a Gualino. Le due società cominciano a collaborare a partire dal 1957, soprattutto con accordi di distribuzione che prevedono, da parte della Lux, la concessione di un minimo garantito. Tra i film prodotti e distribuiti insieme, alcuni, come Divorzio all'italiana (Pietro Germi, 1961), sono combinazioni a tre con la Galatea spa di Nello Santi, che entra in coproduzione con gli anticipi sulle vendite estere.
Nel 1953-54 Cristaldi trasferisce la società a Roma, trasformandola in spa. Nel dare inizio a questa nuova fase, riceve l'aiuto economico di alcuni esponenti della famiglia Marzotto: i fratelli Vittorio, Umberto e Giannino Marzotto sono legati a Cristaldi non solo da una lontana parentela, ma da un'amicizia iniziata durante la guerra, quando la famiglia Cristaldi era sfollata nei pressi di Valdagno. Giannino Marzotto rende materialmente possibile l'avvio dell'attività di Cristaldi come produttore cinematografico, intercedendo presso Costantino Tessarolo dell'Italcasse per far avere prestiti alla Vides dietro sue fideiussioni. Il ruolo di Marzotto resta essenziale per alcuni anni, come testimonia la presenza, nella Vides, di un dirigente della Marzotto, Giuliano De Ferrari, con il mandato di supervisionare gli affari della società per conto del principale garante e finanziatore.
Un anno dopo La pattuglia sperduta la Vides produce due film, Camilla (Luciano Emmer, 1954) e Il seduttore (Franco Rossi, 1954), che rappresentano due modelli della politica produttiva di Cristaldi: la coproduzione internazionale, in particolare italo-francese, e la commedia brillante di largo consumo, che con i suoi incassi permetteva di ammortizzare le perdite o il più lento recupero dei capitali impiegati nei film meno commerciali. Il successo de Il seduttore (oltre 300 milioni d'incasso in quattro anni) e di Un eroe dei nostri tempi (Mario Monicelli, 1955), sancisce l'affermazione della Vides nel panorama delle case di produzione italiane.
Nel 1955 al festival di Venezia Cristaldi conosce Pietro Notarianni, direttore di produzione già affermato, che subito dopo comincia a lavorare alla Vides. Notarianni introduce Cristaldi nell'ambiente del cinema romano, al quale il produttore torinese è ancora sostanzialmente estraneo: gli presenta allora Luchino Visconti, con il quale Cristaldi sperimenta per la prima volta una formula produttiva originale, la cosiddetta «caratura», che prevede la partecipazione degli autori alla proprietà del film. Per Le notti bianche (Luchino Visconti, 1957) Cristaldi costituisce una società apposita, la Ci.As. (Cinematografica Associati con un capitale sociale di 400.000 lire), insieme a Visconti e alla sceneggiatrice del film Suso Cecchi D'Amico. Lo scopo di Cristaldi è quello di responsabilizzare gli autori dal punto di vista economico, coinvolgendoli direttamente nel controllo dei costi. Le notti bianche fu l'unico film di Visconti che abbia mai rispettato tempi di lavorazione e preventivo.
La formula viene ripetuta nel 1972 per Amarcord di Federico Fellini, con il quale Cristaldi forma la F.C. Produzioni srl (con un capitale sociale di 900.000 lire). Pur opponendosi alla realizzazione di alcune sequenze molto costose, Cristaldi non riusce in questo caso a raggiungere l'obiettivo del contenimento dei costi. Il film ha però un tale successo in tutto il mondo che alla fine si rivela un ottimo affare (5.600.000 spettatori sul solo mercato cinematografico italiano, dove raggiungere il milione rappresentava già un ottimo risultato). Amarcord fu anche uno dei tre film Vides premiati con l'Oscar, insieme a Divorzio all'italiana nel 1962 e Nuovo Cinema Paradiso (Giuseppe Tornatore, 1988) nel 1990.
Dopo Amarcord Cristaldi non vuole ripetere l'esperienza di costituire formalmente società con autori, ma accetta o sollecita in più occasioni la loro partecipazione alla proprietà del film.
La propensione di Cristaldi per il sistema della «caratura» rivela due aspetti complementari del suo modo di produzione: la fiducia nella creatività degli autori e il modello di organizzazione all'americana. L'idea dell'impresa cinematografica per Cristaldi è quella di una struttura agile ma di solide basi, con un parco di collaboratori fissi e una continua ricerca di forze nuove. La Vides mette sotto contratto artisti e tecnici e investe sui propri attori per farne dei divi, come uno studio hollywoodiano.
Dall'inizio alla metà degli anni Sessanta la Vides cura la realizzazione di una scuola di attori - unica nel suo genere in Europa - in cui gli artisti giovani e promettenti, scelti dopo una serie di provini, imparano a recitare lavorando sul set e ricevendo, nello stesso tempo, lezioni di dizione, trucco e ginnastica. Fra gli attori scoperti da Cristaldi e divenuti simbolo della produzione Vides vi sono, tra gli altri, Renato Salvatori, Giuliano Gemma, Tomas Milian, Rosanna Schiaffino e Claudia Cardinale, lanciata giovanissima ne I soliti ignoti (Mario Monicelli, 1958). La stessa Cardinale diventa la seconda moglie di Cristaldi nel 1967, dopo che il produttore ha ottenuto l'annullamento del precedente matrimonio (con la prima moglie ebbe nel 1956 l'unico figlio, Massimo).
La «politica degli esordi» praticata dalla Vides non riguarda solo gli attori, ma anche i registi. Cristaldi fa debuttare, fra gli altri, Francesco Rosi, Elio Petri, Duccio Tessari, Maurizio Nichetti. Con i suoi autori progetta e realizza film innovativi nel linguaggio e nei contenuti, come Omicron (1963) di Ugo Gregoretti, o di taglio storico-politico, come Salvatore Giuliano (1962) e Il caso Mattei (1972) di Rosi. Nonostante siano considerati a volte «difficili», i film Vides hanno un marchio di qualità che li rende economicamente redditizi sul lungo periodo, perché grazie ai premi vinti ai maggiori festival internazionali, vengono facilmente venduti in tutto il mondo.
Nel 1959 la Vides spa muta ragione sociale in Vides Cinematografica di Franco Cristaldi sas, con un aumento di capitale da 10 a 50 milioni di lire. La forma societaria scelta da Cristaldi (società in accomandita semplice) è rarissima nel panorama delle case di produzione italiane. La maggior parte di queste sono srl dalla vita effimera, costituite con un bassissimo capitale sociale per tentare la fortuna su un progetto ed eventualmente sciogliersi in caso di fallimento. Molte di queste società sono prive di un solido progetto imprenditoriale e spesso esauriscono la loro vita nella produzione di un solo film. L'attività di Cristaldi appare invece una delle più solide e continuative in tutta la storia del cinema italiano ed è impostata su un forte impegno finanziario, sottoscritto con una formula che implica l'illimitata responsabilità personale e il totale controllo personale, negli anni produttivamente più importanti per la Vides.
Nel 1962 Cristaldi acquista alcuni terreni nella zona di Prima Porta, sui quali comincia l'edificazione degli studi di posa Vides. La costruzione dei due teatri e l'acquisto delle attrezzature tecniche rispondevano al criterio dell'organizzazione da «studio» privilegiato da Cristaldi, che poté così realizzare economie di scala su tutta la sua produzione. Nel 1966 entra alla Vides Fernando Ghia e vi lavora come produttore esecutivo fino al 1970. Insieme a Notarianni e al capo ufficio stampa Fabio Rinaudo, forma la squadra dei più stretti collaboratori di Cristaldi.
La divisione di ruoli prevede che Notarianni si occupi delle produzioni italiane di taglio più artistico, mentre Ghia delle strategie internazionali. Grazie alla conoscenza di attori inglesi e americani, acquisita con il suo lavoro di agente, questi riesce a coinvolgere nelle produzioni Vides artisti e sceneggiatori di grande fama, facilitando in questo modo le vendite all'estero. Attraverso l'organizzazione di Ghia, Cristaldi riusce a realizzare nel 1969 la prima coproduzione italo-sovietica, La tenda rossa (Michail K. Kalatozov). Il film è un kolossal da sessanta settimane di lavorazione e un miliardo di costo (contro i 300 milioni in media di un film italiano di questi anni), ma grazie alla sua qualità spettacolare e alla presenza nel cast di Sean Connery, Peter Finch e Claudia Cardinale, viene venduto alla Paramount per circa 2 milioni e mezzo di dollari. La tenda rossa raggiunge circa i 3.000.000 di spettatori sul mercato nazionale, per un incasso di circa 1 miliardo di lire. Con Fernando Ghia e lo sceneggiatore e autore teatrale Robert Bolt, nel 1975 Cristaldi costituisce a Los Angeles la Filmit inc., con lo scopo di produrre film negli Stati Uniti. La Filmit, diretta da Ghia, conclude vari accordi con società americane per lo sviluppo dei soggetti, ma non riusce a realizzare nessun film per mancanza di finanziamenti adeguati. Nel 1979 Cristaldi esce dalla società, che rimane ancora attiva fino al 1983.
Nel 1974, in coincidenza con la trasformazione della Vides Cinematografica di Franco Cristaldi sas in Vides Cinematografica spa, la casa di produzione si trasferisce da piazza Pitagora, dove era stata fin dal 1954, alla sede degli studi di posa. La nuova società nasce dalla fusione fra la Vides Cinematografica sas con la società immobiliare La Giustiniana spa, rappresentata da Giuliano De Ferrari. Il capitale sociale risultante dalla fusione è di 600 milioni, aumentato nel 1979 a 2 miliardi 400 milioni e nel 1986 a 3 miliardi 500 milioni. Alla Vides lavora un organico fisso di circa venticinque persone, a cui si aggiungono i collaboratori assunti di volta in volta per le varie produzioni. I film prodotti dalla società sono in media tre/cinque l'anno.
Sempre nel 1974 Cristaldi viene eletto presidente della FIAPF (Federazione internazionale associazioni produttori film), dopo aver ricoperto per sette anni la presidenza dell'Unione nazionale produttori film all'interno dell'ANICA. Cristaldi sarà riconfermato presidente della FIAPF per otto volte, fino al 1990, occupandosi, in questa veste, della creazione di un Pubblico registro audiovisivo internazionale per la protezione del diritto d'autore. Grazie al suo impegno, sarà adottato un trattato internazionale per il riconoscimento giuridico delle opere nei vari paesi.
Il prestigio internazionale di Cristaldi negli anni Ottanta è ormai consolidato, tanto che il suo nome è una garanzia per concludere accordi su film importanti quali Il nome della rosa (Jean-Jacques Annaud, 1986), coproduzione italo-franco-tedesca di grande successo. Il nome di Cristaldi serve anche a salvare una grossa produzione Rai, il Marco Polo di Giuliano Montaldo (1982), bloccata per precedenti errori di gestione. Cristaldi viene chiamato dalla Rai quando i finanziatori americani della Procter & Gamble minacciano di ritirarsi, e riesce a portare a termine l'operazione realizzando cinque delle otto puntate progettate.
Con la Rai Cristaldi sviluppa anche rapporti di coproduzione e vendita. A partire dal 1972, poco prima del boom delle televisioni private e il conseguente scatenarsi della concorrenza fra le reti, Cristaldi inizia a rilevare i diritti dei suoi film dalle società che ne detenevano una quota in quanto coproduttrici, in particolare la Lux. Diviene così proprietario esclusivo di un archivio che in breve tempo si trasforma in un prezioso patrimonio grazie alle nuove possibilità di sfruttamento dei film che si aprono, dalla fine degli anni Settanta: vendite di pacchetti alle reti tv, prevendita dei diritti d'antenna e distribuzione home video. L'acquisto dei film e degli archivi Lux, che Cristaldi inizia a trattare durante gli ultimi anni della sua vita, è stato completato nel 1996 dagli eredi della CristaldiFilm, il figlio Massimo e la terza moglie Zeudi Araya, sposata nel 1983.
Nel 1980 Cristaldi costituisce la CristaldiFilm srl (con un capitale sociale di 1.380.000.000 di lire), che prosegue le attività della Vides Cinematografica. La società, che dalla fine degli anni Ottanta aveva sede in via Mangili a Roma, diviene operativa solo nel 1986, cogliendo in pochi anni due grandi successi, Il nome della rosa (4.180.000 spettatori sul mercato nazionale per 21 miliardi di incasso) e Nuovo Cinema Paradiso (1.545.000 spettatori per 9 miliardi e mezzo di incassi), entrambi coprodotti insieme alla Rai e alla società francese più volte partner di Cristaldi, Les Films Ariane di Alexandre Mnouchkine.
Il risultato appare clamoroso, considerando che questi sono anni di grande crisi per il cinema italiano e che gli spettatori cinematografici totali erano in netto calo (da 124 milioni nel 1986 a 93 milioni nel 1988). Dal 1985 al 1990 la produzione nazionale perdeva, sugli incassi totali dell'intero mercato cinematografico, una quota pari a 12 punti percentuali (dal 31% al 19%) e calava anche numericamente, raggiungendo uno dei minimi storici nel 1985, con soli 80 film prodotti (erano 160 nel 1980).
Alla sua prima uscita in versione integrale (160 minuti), Nuovo Cinema Paradiso viene ignorato dal pubblico. Cristaldi cerca allora di rilanciarlo in una versione più breve, imponendo dei tagli per snellire il racconto. In questa nuova veste il film vince il Gran Premio Speciale della giuria a Cannes e poi l'Oscar.
L'episodio è esemplare della determinazione con cui Cristaldi difende i film in cui crede, cercando nello stesso tempo di mediare fra le esigenze dell'autore, quelle della produzione e quelle del pubblico. Il suo metodo di produzione aspira a unire la politica del «prototipo» d'autore con la pianificazione industriale, la qualità e la commerciabilità. Il suo motto preferito, che ne riassume tutta l'attività è: «non dobbiamo produrre quello che si può vendere, ma vendere quello che si vuol produrre». Innumerevoli sono i premi vinti durante tutta la sua carriera, il cui valore era riconosciuto già nel 1965, con l'assegnazione del Nastro d'argento al complesso della sua produzione. Cristaldi muore a Montecarlo il 1° luglio 1992.
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Scheda
Tipologia
Persona
Persona
Funzione
soggetto produttore
soggetto produttore
Forma/e autorizzata/e del nome
Cristaldi, Franco
Cristaldi, Franco
Date di esistenza
03 ottobre 1924 - 01 luglio 1992
03 ottobre 1924 - 01 luglio 1992
Luoghi
Torino 1924-1953
Roma 1954-1992
Torino 1924-1953
Roma 1954-1992
Funzioni, occupazioni e attività
Produttore cinematografico
Produttore cinematografico
Relazioni associative
CristaldiFilm srl
CristaldiFilm srl
Complessi archivistici prodotti
Archivio CristaldiFilm
Archivio CristaldiFilm